Convegno sul Principio di Solidarietà
Laddove non esistono doveri per tutti, il più forte, il più cinico vince.
Viviamo ormai calati in modo inarrestabile nella società dei diritti, diritti a cui sembra non debbano più corrispondere doveri che possano limitarli.
Eppure, la legge fondativa della nostra Repubblica, all’articolo 2, afferma il valore della solidarietà come base della convivenza sociale:
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
È un articolo importante, non a caso il secondo della Costituzione, esaustivo nella sua essenzialità, in cui ai diritti “inviolabili” dell’uomo, non del cittadino, per indicare che essi sono preesistenti a qualsiasi formazione statale che si limita a riconoscerli non ad attribuirli e che dunque riguardano tutti gli esseri umani, compresi stranieri e apolidi, sono fatti corrispondere i “doveri inderogabili” di solidarietà, senza i quali non sarebbe possibile alcuna forma di convivenza civile. Tali doveri riguardano la partecipazione alla vita pubblica (solidarietà politica), la possibilità di fare in modo che lo Stato possa provvedere ai bisogni essenziali dei cittadini attraverso, il pagamento delle tasse (solidarietà economica), il prendere in carico le persone in difficoltà (solidarietà sociale).
Oggi purtroppo gran parte della società è assoggettata ad un narcisismo del diritto quando, forse, ci vorrebbe un prometeismo del dovere.